SE TOCCANO UNA TOCCANO TUTT*!

Riuscito lo sciopero generale dell’8 marzo, alla manifestazione organizzata a Reggio Emilia sono intervenuti una trentina di compagni e compagne che hanno animato il presidio con volantinaggi e bandiere. Una presenza ben visibile con un ottimo lavoro di propaganda che ha saputo ricordare, ancora una volta, l’importanza di mettere all’ordine del giorno delle lotte dei lavoratori e delle lavoratrici, degli studenti e delle studentesse, l’antisessimo, l’opposizione alla violenza di genere in tutte le sue forme per l’emancipazione completa di tutte e di tutti. Abbiamo di nuovo ricordato come lo sciopero debba essere l’elemento centrale di questa giornata, essendo una tematica così significativa dal punto di vista sociale, cercando di andare al di là delle azioni simboliche per riuscire ad incidere realmente contro la cultura patriarcale capitalista e statalista. La giornata è poi proseguita con momenti conviviali e di propaganda sino alla partecipazione del corteo delle 18 organizzato da Non Una di Meno di Reggio Emilia.

SE TOCCANO UNA TOCCANO TUTT*!

Usi – Ait – Reggio Emilia
Via Don Minzoni 1/d – RE ///
FB: Usi-Ait Reggio Emilia
usi-reggioemilia@inventati.org

8 marzo sciopero globale!

8 MARZO SCIOPERO GLOBALE!
PRESIDIO ore 10 in via Farini per poi partecipare alle 18 alla manifestazione cittadina.
Se toccano una toccano tutt*!

Come USI-AIT riteniamo importante rilanciare anche quest’anno la mobilitazione dell’8 Marzo sui luoghi di lavoro, produttivo e riproduttivo.L’oppressione di genere è da sempre parte del processo di accumulazione capitalista; le donne hanno subito l’estrazione di valore dal lavoro non pagato o scarsamente retribuito. Durante il secolo scorso a compiti definiti come specificamente femminili come il lavoro riproduttivo e la cura della prole e dell’ambiente familiare si sommarono anche parti fondamentali del lavoro salariato.Allo stesso modo dalla fine del XIX secolo ad oggi in molti paesi occidentali i movimenti femministi sono riusciti in conquiste oggettive; nonostante ciò il corpo delle donne è ancora regolamentato, sottoposto all’aggressione e al controllo di governi e patriarcato, visto come da normare secondo le regole della morale vigente, che riflette i bisogni della classe dominante. Basti pensare alla difficoltà che permane ad accedere all’aborto o alla contraccezione anche in molti paesi occidentali. Esempio massimo di questa concezione della donna come soggetto inferiore da tutelare o da predare è la legittimazione dello stupro ancora oggi giustificato dalla rappresentazione della donna come provocatrice di presunti “istinti maschili”, schiacciata sullo stereotipo di o santa o puttana.
In ambito lavorativo ancora oggi possiamo assistere a forti discriminazioni come il mai superato gap salariale, la maternità non garantita, le violenze sessuate taciute per paura di perdere il posto di lavoro; la violenza di genere così si interseca naturalmente con l’oppressione di classe, così come si interseca con la razzializzazione. Lo vediamo oggi con le pesanti discriminazioni che subiscono le donne migranti, maggiormente ricattabili, discriminate in quanto donne, proletarie e straniere.
Ma oggi il corpo delle donne è anche oggetto di propaganda elettorale in tema sicurezza, la difesa delle donne è la motivazione per sorvegliare e militarizzare sempre più le nostre strade, oltre che a legittimare violenze e restrizioni di movimento. Il corpo femminile viene visto come “bene nazionale” da porre sotto tutela, la soggettività individuale viene negata.
La discriminazione di genere è ancora oggi una delle tante contraddizioni della società che categorizza le donne come vittime da aiutare, come oggetto di proprietà esclusivamente maschile, come persone incapaci di scegliere e di difendersi da sole. La lotta femminista cammina di pari passo con la lotta di classe e con la lotta antirazzista, combatte per scardinare gli attuali rapporti di forza perché soltanto con l’intersezionalismo, con la capacità di tessere relazioni tra lotte solo apparentemente separate, si potrà abbattere la cultura patriarcale di cui sono imbevuti il capitalismo e lo statalismo.
La sezione reggiana dell’USI-AIT invita tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici, tutti gli studenti e tutte le studentesse a scendere nelle piazze, a scioperare sia dal lavoro produttivo che dal lavoro riproduttivo per scardinare l’attuale sistema di dominio, per costruire una società di individui liberi, solidali, eguali.
L’appuntamento a Reggio Emilia sarà alle ore 10 in via Farini per poi partecipare alle 18 alla manifestazione cittadina.
USI – AIT Sezione di Reggio Emilia
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